L'acqua del rubinetto è sicura. Eppure beviamo quella in bottiglia
Sappiamo cosa beviamo? Qual è la differenza tra acqua minerale e quella dell’acquedotto? Ai controlli e nei controlli, la prima risposta.
I campionamenti sulla rete idrica, sono a frequenza settimanale per legge, sono obbligatori ulteriori controlli eseguiti dall’Asl attraverso i laboratori di Arpa, è l’Asl ad avere il ruolo di garante nei confronti del cittadino.
Le acque minerali, invece, provengono generalmente da fonti di montagna considerate meno inquinate e non subiscono tutti i trattamenti di depurazione che spettano all’acqua della città. Le analisi chimiche e batteriologiche dell’acqua in bottiglia possono essere eseguite, per legge, una volta ogni 5 anni. L’acqua del rubinetto invece subisce controlli giornalieri.
COSA ESCE DAL RUBINETTO – La normativa prevede che il residuo fisso non superi i 1500 microgrammi per litro o che la durezza(cioè la presenza di sali come calcio e sodio) sia compresa tra i15-50°F e così via. Il cloro, con cui l’acqua viene trattata per la disinfezione, non è nocivo alla salute ed il cattivo odore e sapore può essere facilmente eliminato con un filtro. Anche il calcare, altra sostanza che scoraggia il consumo, non è nocivo per il nostro organismo.
L’acqua del rubinetto “non fa male”: lo assicura anche il professor Antonio Bodini del Dipartimento di Biologia dell’Università di Parma “Per legge – spiega – l’acqua pubblica dell’acquedotto è sottoposta a una serie di controlli e neanche il feticcio della durezza dell’acqua che porta i calcoli ai reni è giustificato. Nonostante le ‘dicerie’, l’acqua di bottiglia è meno controllata rispetto a quella dell’acquedotto: le bottigliette, infatti, fanno lunghi tragitti e possono rimanere per molto tempo, fino a due anni, in magazzini, a volte anche sotto il sole che può alterare la composizione della plastica”.
Per la legge italiana, l’acqua minerale non è classificabile come acqua potabile ma come acqua terapeutica, secondo il decreto legislativo n.176 dell’8 ottobre 2011. Le acque minerali devono infatti rispettare parametri meno rigidi rispetto all’acqua potabile dell’acquedotto: possono, ad esempio, avere un residuo fisso superiore a 1500mg/l o possono contenere fino a 50mg/l di arsenico, mentre il limite per l’acqua di acquedotto è di 10mg/l. Questo perché le acque minerali erano una volta vendute in farmacia e si consumavano per particolari esigenze mediche. Le abitudini si sono poi modificate e l’acqua minerale ha iniziato ad essere consumata quotidianamente, mentre la normativa non è stata aggiornata.